Un movimento per l'uomo

Il Movimento di Spiritualità Vivere In è “una comunità di cristiani impegnati, individualmente e comunitariamente, a promuovere la configurazione a Cristo mediante l’ascolto, lo studio, l’accettazione del Messaggio cristiano in spirito di fede e la sua traduzione pratica in spirito di carità”. “Tutti gli aderenti si impegnano a portare nel mondo l’annuncio profetico del Regno di Dio per la conversione e la salvezza dei fratelli”.
Si colloca, vive ed opera nella Chiesa, con la Chiesa e a servizio della Chiesa.

Il Movimento di Spiritualità Vivere In è “una comunità di cristiani impegnati, individualmente e comunitariamente, a promuovere la configurazione a Cristo mediante l’ascolto, lo studio, l’accettazione del Messaggio cristiano in spirito di fede e la sua traduzione pratica in spirito di carità”. “Tutti gli aderenti si impegnano a portare nel mondo l’annuncio profetico del Regno di Dio per la conversione e la salvezza dei fratelli”.
Si colloca, vive ed opera nella Chiesa, con la Chiesa e a servizio della Chiesa.

Si costituisce per spontanea e libera adesione di cristiani i quali dichiarano l’accettazione delle sue finalità essenziali e delle attività fondamentali che esso propone e programma.
L’adesione al Movimento di Spiritualità Vivere In non produce alcun vincolo o responsabilità di carattere giuridico.
È aperto ad ogni cristiano che intenda acquisire piena conoscenza della sua identità e vivere secondo la specificità che il Movimento propone.
Non costituiscono motivi di particolare rilevanza o di discriminazione il sesso, l’età, la professione, la condizione sociale: tutti fratelli e discepoli dell’unico Maestro, Cristo; tutti a servizio dei fratelli secondo le proprie capacità e carismi.
Vivere In è un Movimento per l’uomo, per tutti gli uomini, senza distinzioni e limitazioni né dal lato etnico-geografico-storico, né da quello sociale-politico, filosofico-culturale, religioso.
È un Movimento costituito prevalentemente da laici, “i Christifideles laici” che devono credere nella loro dignità di figli di Dio, senza sentirsi “cristiani” di seconda serie e devono crescere nella specifica responsabilità di essere “promotori e animatori” di uno stile di vita umana in luce evangelica.

Si costituisce per spontanea e libera adesione di cristiani i quali dichiarano l’accettazione delle sue finalità essenziali e delle attività fondamentali che esso propone e programma.
L’adesione al Movimento di Spiritualità Vivere In non produce alcun vincolo o responsabilità di carattere giuridico.
È aperto ad ogni cristiano che intenda acquisire piena conoscenza della sua identità e vivere secondo la specificità che il Movimento propone.
Non costituiscono motivi di particolare rilevanza o di discriminazione il sesso, l’età, la professione, la condizione sociale: tutti fratelli e discepoli dell’unico Maestro, Cristo; tutti a servizio dei fratelli secondo le proprie capacità e carismi.
Vivere In è un Movimento per l’uomo, per tutti gli uomini, senza distinzioni e limitazioni né dal lato etnico-geografico-storico, né da quello sociale-politico, filosofico-culturale, religioso.
È un Movimento costituito prevalentemente da laici, “i Christifideles laici” che devono credere nella loro dignità di figli di Dio, senza sentirsi “cristiani” di seconda serie e devono crescere nella specifica responsabilità di essere “promotori e animatori” di uno stile di vita umana in luce evangelica.

Le linee dottrinali di Vivere In diventano linee pratiche del vivere la “positività” dell’esistenza che richiama:

  • il rispetto di ogni vita;
  • l’uguaglianza tra tutti gli individui;
  • la protezione e l’aiuto dei più poveri;
  • la pratica del totale amore verso Dio e l’umanità.

Vivere In si apre verso i seguenti traguardi:

  • la cura della socialità nuova che fa di ogni uomo un fratello;
  • la carità verso chi sbaglia o vive nell’errore evitando la condanna, promuovendo la valorizzazione e la rinascita di ogni persona;
  • l’attenzione verso tutti gli indigenti nell’anima e nel corpo;
  • il servizio verso tutti i bisognosi.

Connotazione naturale del Movimento Vivere In è la sua laicità. Nel Movimento è prevista, e di fatto esiste, la presenza di religiosi e di sacerdoti. Ma gli aderenti, in massima parte, sono laici, che intendono impegnarsi in un cammino di autentica configurazione a Cristo attraverso la cura di una particolare dimensione di vita che si sintetizza nel motto “Come Gesù nel mondo”.

Il Movimento Vivere In si rivolge, particolarmente a tutti i laici. Da essi esige la fedeltà alla “laicità” che significa presenza, animazione in tutte le vicende della vita.

La connotazione naturale della laicità in Vivere In si carica di un triplice risvolto:
  1. laicità non come esclusione o prevenzione verso forme di vita miranti a svolgere una particolare azione religiosa nel mondo;
  2. laicità come sinonimo di socialità: immersione, condivisione e compartecipazione al modo di essere e di vivere di tutti gli uomini. Laicità e socialità, pertanto, si specificano per il loro modo di essere e di vivere in senso assoluto ed universale, non relativo o particolare;
  3. laicità come dinamica di una vita che comporta l’accettazione della vita con funzione di dedizione, promozione, potenziamento. Il Movimento esige che il laico sia sempre tale in tutto, e che esprima un ritmo di vita che sia consapevolezza di presenza cristiana e concretezza di azione in tutti gli ambiti del vivere.

Il Movimento Vivere In rivendica pienamente la sua laicità inserito pienamente nella Chiesa, corpo di Cristo.
Coniugando insieme laicità e spiritualità si vuole affermare la necessaria complementarietà delle due realtà. Non c’è tra laicità e spiritualità opposizione, contraddizione o incompatibilità. Esse devono fondersi ed integrarsi come un tutto organico ed armonico sfatando la convinzione errata che la spiritualità non si addice ai laici o che un religioso non debba occuparsi delle questioni riguardanti la laicità.

Il Movimento Vivere In si rifà al principio di unità organica, materiale e spirituale, di ogni uomo ed auspica una chiara comprensione e concretizzazione della spiritualità laicale.

Il Movimento coglie, evidenzia e dà risalto ai valori essenziali di verità, giustizia, amore. Valori non come semplici principi teorici ma come estrinsecazione di una realtà divino-umana: il Logos fattosi carne e proclamatosi Via, Verità, Vita.

Perché “Movimento” deve conservare tutta la capacità a ricercare e vivere un costante e profondo rinnovamento. Rimane Movimento per evitare che decada in schematismi di vario genere, pesanti e insopportabili fardelli. Tutti gli aderenti devono diventare forza convergente e diffusiva di bene e per il bene.

Il Movimento Vivere In ha ottenuto il riconoscimento giuridico come Associazione Internazionale di Diritto Pontificio da parte del Pontificio Consiglio per i Laici l’8 dicembre 2001.

Gli impegni che si assumono nel Movimento Vivere In sono:

Presentare l’immagine visibile dell’unità corporea che si costruisce e si riconosce in Cristo, il Dio fattosi uomo.
Tutti gli aderenti devono adoperarsi per costruire armonia e unità pur nella varietà di popoli, nazioni, razze, professioni.

Adoperarsi per un recupero di sacralità cosmica nel rispetto di tutte le leggi del vivere e di tutta la bellezza della stessa natura. Amare l’universo, conoscere e congiungersi a tutti gli uomini, farsi promotore di azioni miranti a scoprire, rispettare, amare la natura come tempio e spettacolo del grande amore di Dio, è il primo gradino per elevarsi alla conoscenza del Creatore e costruire armonia universale.

Concorrere, in sintonia operativa con altre istituzioni affini che perseguano le stesse finalità, a realizzare azioni chiare e trasparenti che tornino a beneficio dell’intera società.

Nei fondamenti ideologici si inseriscono i risvolti di socialità e di relazionalità propri della “idea” cristiana.

I cardini su cui il Movimento Vivere In costruisce la sua vita e struttura la sua dinamicità operativa sono:

  1. La certezza che l’esistenza e la vita sono un dono, grande, immenso, incomprensibile nel suo mistero, impareggiabile nella sua preziosità. Dono gratuito e ripieno della eccellenza e della preziosità del Donante.
  2. La convinzione che l’uomo non è semplicemente creatura intelligente e libera, re del creato, ma creatura divinizzata pervasa dal soffio divino e rinnovata dal germe della Parola che si fece carne e fece dell’uomo la sua tenda.
  3. L’urgenza della illuminazione, affinché gli uomini sappiano credere e realizzarsi nella dignità di esseri divinizzati. Per appagare il cuore dell’uomo non bastano tutte le soddisfazioni che la natura umana può offrire. La inquietudine più lacerante del cuore è la carenza di una felicità perenne e totale che non abita lungo le strade intasate di materialismo e non illuminate dalla fede.
  4. La visione dell’umanità come una unità formata da un solo corpo. Una particolare unità corporea che ha un solo Capo che è centro di irradiazione, punto di riferimento, origine.
    L’umanità intera appare, spesso, disorganizzata, divisa, lacerata. Ma nell’unità intorno all’unico Capo e nella scoperta della dignità estrema di ciascun membro, ogni uomo potrà costruirsi in novità.

La identità e gli intenti del Movimento Vivere In si riassumono in alcune proposizioni lineari, universali:

  1. la sacralità cosmica (l’universo intero come segno e tempio del sommamente Buono);
  2. la divinizzazione dell’uomo, consociato in una dimensione di comunione-unità con Cristo, sì da essere “incarnazione storica” del Cristo stesso;
  3. la conturbante, spasmodica (a volte incomposta) attesa della manifestazione a faccia svelata dei figli di Dio e della liberazione dalla corruzione materiale e soprattutto morale;
  4. la certezza che l’era nuova, “la terra e i cieli nuovi”, sono già in atto, appartengono alla nostra storia e noi viviamo in essi.

È il vivere dentro le cose, dentro la storia, (il vivere in), non distrattamente, non superficialmente, non qualunquisticamente.

È il vivere come immersione o infusione di saggezza, giustizia, libertà, verità, pace.

Il fondamento essenziale del Movimento Vivere In è la Parola che si è fatta “Uomo”, “Carne”, Luce e Pane.

La Sacra Scrittura e l’Eucaristia sono le sorgenti del pensiero e della vita del Movimento.

La Sacra Scrittura è il testo della Sapienza rivelata. L’Eucaristia è il pane, la vera carne di Gesù che alimenta la vita dell’uomo sì che ciascuno possa dire di essere veramente un solo corpo, un’anima sola con lui.

Alla Sacra Scrittura Vivere In si accosta col metodo della Lectio divina che si modula sullo studio attento e perspicace, sulla assimilazione, sulla interiorizzazione e sulla rinascita.
Alla Eucaristia Vivere In arriva con il desiderio di mangiare Cristo e, come Cristo, farsi mangiare dal mondo intero.

Occorre rimanere sempre fedeli alla Bibbia e alla Eucaristia.
Occorre farsi Parola, nutrendosi della Parola.
Occorre farsi eucaristia, nutrendosi dell’Eucaristia.

Vivere In non trascura di riscoprire i cardini sui quali si è costruito condotto dalla mozione dello Spirito nella lettura dell’intero capitolo 8 della lettera ai Romani dell’apostolo Paolo.

Il Movimento prende il nome Vivere In perché il dinamismo della vita, la sua immensa varietà e la sua profonda totalità raggiungono una realizzazione nuova, l’unica capace di soddisfare l’ansia, l’anelito e il gemito che l’uomo si porta dentro.

Il nome è la forma ellittica del vivere in luce di conformità al Figlio di Dio ed è comprensivo di una chiara ed incessante dinamicità del vivere in tutta la sua ampiezza ed universalità.

Ne segue che la realtà di cui parla o a cui mira il Movimento Vivere In non è legata, condizionata, subordinata a strutture materiali o a ristrettezze mentali. È collegata alla “corporeità” degli uomini e affidata alla forza promotrice e rinnovatrice del proprio spirito capace di coinvolgere tutte le personali facoltà.

Vivere In si qualifica nel suo essere una forza contraria allo strutturalismo, al formalismo, allo schematismo di forme e forze che attentano alla semplicità, alla immaterialità e alla libertà dello spirito. La lotta o il superamento delle “frange” è l’atto estremo di libertà e l’attuazione dell’etica di interiorità propria del messaggio evangelico.

Fin dal suo sorgere il Movimento ha scoperto e creduto in questa esigenza dell’uomo d’oggi. Finalità propria del Movimento è diffondere spiritualità contemplativa come spiritualità autenticamente cristiana e come spiritualità autenticamente laicale. La spiritualità contemplativa non è ricerca di eccentricità, né superficiale adesione a correnti di modernismo spirituale. È autentica risposta alla illuminazione dello Spirito Santo. Occorre imparare a contemplare nella rapidità del succedersi e del variare degli eventi. Occorre imparare a rispettare l’uomo come immagine di Dio e a stabilire con Dio rapporti di vita.

Nella dimensione contemplativa viene ribadito l’aspetto più determinante per una spiritualità adatta all’uomo che va incontro alla distruzione di sé e al totale fallimento di ogni sua aspirazione.

Ostacoli alla contemplazione:

  • La frenesia del commercio e una smisurata spinta produttiva stanno minacciando l’uomo.
  • Il consumismo sta accelerando il fenomeno dell’autodistruzione.
  • Lo scientismo tenta di offrire soluzioni immediate e facili a volte al di sopra o in contrasto con leggi particolari che toccano la vita degli uomini.
  • Il nichilismo, moda dilagante, produce indifferentismo e depressione e fa cadere l’uomo nell’autentico vuoto eliminando le basi della fede e della speranza.
  • La disoccupazione, morale e materiale, non sa offrire e non induce a riservare spazi per la riflessione e il lavoro.
  • La frenesia dell’azione, protesa ad inseguire sogni irrealizzabili, diventa, spesso, il substrato del terrorismo.
  • La depressione, male sempre più comune, succede al fallimento e al tramonto delle illusioni.

All’uomo moderno non manca nulla. Crede di avere raggiunto tutto e si ritiene unico arbitro e giudice in assoluto. L’uomo ha smarrito il senso del trascendente sostituendolo con il mondo del profitto, a dimensione sociale.
La sete profonda dell’uomo, è sete di autentica armonia, quella che genera quiete e pace. L’uomo ha bisogno di imparare a “trascendere”, ad uscire da sé per andare oltre le barriere della morte e della fame ed incontrare il Deus absconditus, vivo e palpitante nell’intimità ed interiorità del suo vivere.

Per orientarsi verso una spiritualità contemplativa il laico deve:

  • aprirsi ad alti valori, godere, gioire, sa scoprire il bello che lo circonda;
  • riempire il suo animo di luminoso ottimismo;
  • prodigarsi a beneficio di tutti;
  • accogliere ogni uomo con cordialità e amore;
  • accettare la vita con la fiduciosa attesa di un domani sempre migliore;
  • farsi presente con discrezione, attenzione, delicatezza senza mai mortificare nessuno;
  • comprendere ed amare, perdonare ed aiutare, sorridere ed alleggerire le altrui mancanze.

Una particolare attenzione il Movimento rivolge alla donna.

Il Movimento Vivere In vede la donna come creatura destinata da Dio ad incarnare la vita che è anche sapienza, bontà, armonia, gioia.

La presenza della donna nel Movimento assume particolare valore. Non si ha la visione di una presenza subalterna. La donna diventa diretta collaboratrice di Dio ed indispensabile aiuto dell’uomo. Predestinata all’accoglienza della vita.

La donna, per natura, occupa il posto e svolge il ruolo di madre: persona che accoglie, genera, custodisce, supporta la vita. Dimensione materiale e, nello stesso tempo, dimensione spirituale che ha nella femminilità lo specifico più evidente.

La donna viene anche vista come artefice e simbolo della lotta contro le potenze della morte, cioè della “non vita”. Viene vista come la oppositrice, per natura, di ogni forma di male e la vessillifera di un incremento di vita.

Vivere In vede la donna orientata in questa direzione. Prevede che la sua azione più diretta ed immediata debba essere la scoperta e la rivendicazione della missione-dignità che è unica ed importantissima.

Vivere In si pone anche come Movimento di liberazione e di promozione femminile.

Particolare azione missionaria della donna è quella del riscattare se stessa da tutte le forme di schiavitù, soprattutto dalla schiavitù sessuale. La donna assume una dignità eccellente in quanto collaboratrice e strumento essenziale della generazione del divino nella realtà strutturale di ogni uomo.

Vivere In mira a portare la contemplazione per le strade del mondo perchè il mondo intero, in tutte le sue strutture, viva il “senso di Dio”. Si propone:

  1. la diffusione di cultura cristiana che è cultura di vita;
  2. la presenza-azione nei vari settori operativi:
  • il Settore etico-religioso, che si occupa di tutte le questioni morali, giuridiche e filosofiche;
  • il Settore famiglia-scuola, che abbraccia i numerosi risvolti delle problematiche riguardanti la famiglia, il matrimonio, la scuola, i settori educativi e formativi;
  • il Settore socio-politico, la cui azione diventa importante nel momento stesso in cui ogni società acquista un suo volto e gli uomini vogliono assicurare la loro azione orientativa;
  • il Settore lavorativo, che comprende le varie esternazioni del vivere umano e che prende in esame particolarmente il modo di operare di ogni uomo, soprattutto a livello commerciale e produttivo;
  • il Settore artistico: cinema, televisione, teatro, musica, arti figurative, danza e spettacolo in genere;

3.  l’animazione delle istanze sociali, che fanno da humus del vivere civile. È sempre attuale il             gemito, la sofferenza come le doglie del parto (di cui parla Paolo nella lettera ai Romani, c. 8,         22) di tutta la creazione.

Bisogna essere vigilanti nel saper cogliere le emergenti e a volte tempestose istanze sociali che fanno parte della storia degli uomini; sapersi porre come opposizione contro la ingiustizia, l’oppressione, l’inganno, l’ipocrisia e proporsi come costruttori di promozione e progresso civile, morale, culturale, politico.

Ogni aderente a Vivere In deve fare suo:

  • l’anelito della giustizia attraverso la cura e la ricerca dell’equilibrio sociale derivante dal giusto riconoscimento dei diritti e dei doveri di ciascun individuo;
  • l’anelito della verità con l’urgente bisogno di costruire un mondo regolato dalla sincerità, dalla serenità, dalla pace;
  • l’anelito dell’amore con la legge della cooperazione, dell’altruismo, della sollecitudine per l’altro e della fiducia, stima, rispetto, venerazione verso tutti ed in particolare, verso coloro che vengono considerati meno efficienti e meno importanti.

È urgente che il Movimento Vivere In adempia la sua azione sociale impegnandosi concretamente in un’opera di penetrazione, costruzione e promozione “in luce di configurazione al Figlio di Dio” di tutte le vicende e le strutture che il quotidiano vivere presenta finché la civitas hominum diventi realmente la civitas Dei.

Espressione e conseguenza dello spirito contemplativo è la concezione del vivere come una grande festa. La vita, il “vivere”, l’esistenza, sono per l’uomo la “festa”. La natura, nella sua varietà e nel suo splendore, è sempre rivestita degli abiti della festa. Bisogna saper entrare e saper
creare la mentalità della festa che non è sinonimo di vanità, di dissipazione o di godimento finalizzato a se stesso.

Occorre saper creare mentalità di festa, far acquisire un ottimismo essenziale basato sulla positività di ogni essere e sulla certezza che Colui che per natura è Amore non può produrre odio e Colui che è Vita non può produrre morte.

Occorre creare mentalità di festa nel vivere tra gli uomini a tutte le latitudini e longitudini; attenti a creare armonia tra gli uomini come proiezione della bontà di Dio.

Mentalità di festa significa:

  • apertura verso tutti senza restrizioni di confini e di razze;
  • superamento delle separazioni e delle divisioni;
  • rinnegamento delle invidie, delle gelosie;
  • opposizione contro le faziosità, gli inganni, i sotterfugi, l’insincerità, le ipocrisie;
  • impegno a sapere mettere tutto in comune, a portare gli uni i pesi degli altri.

Il Movimento Vivere In propone come specifica meta antropologica la configurazione a Cristo, secondo la dottrina dell’apostolo Paolo: “Quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli” (Rm 8, 29).

L’ideale della configurazione coincide con il progetto di Dio che ha voluto l’uomo a sua immagine. La visione dell’uomo in Vivere In è collegata a quella di homo imago, imago Dei, imago Trinitatis. Ne segue che l’uomo, ogni uomo deve costituirsi voce, tempio, testimone di una realtà fatta di immagine visibile, resa concretezza, coerenza, trasparenza di
vita.

Vivere In crede e diffonde l’ideale dell’antropologia divinizzata. Si rifà alla certezza che Dio Amore ha immesso nell’uomo il germe della sua potenza: elemento costitutivo essenziale dell’uomo.

La divinizzazione non si riferisce soltanto alla sfera della spiritualità ma coinvolge la pienezza del vivere umano in tutte le sue caratteristiche, in tutti i suoi ambiti.

In questa visione antropologica dell’uomo, cadono tutti gli elementi delimitanti, condizionanti e mortificanti la vita. Cadono, soprattutto, le barriere che vincolano la giustizia, la verità e l’amore.

La impotenza della carne, le sofferenze del quotidiano vivere non devono rallentare o scoraggiare alcuno dall’adempiere tutti i doveri inerenti la sua identità e “missione”.

Vivere In vive e propone una visione altamente positiva del mondo intero: “Tutto è bello, tutto è buono, tutto è amabile”. È il motto iniziale, che si identifica con la definizione di Dio bontà, bellezza, armonia somma. L’esistenza, per Vivere In, è una festa, positività assoluta da vivere e trasmettere nel mondo.

Il Movimento orienta la sua azione sociale nella cura del bello, del
buono e dell’amabile ponendosi in atteggiamento di ammirazione ed esprimendosi nell’animazione e promozione a qualsiasi livello.

Occorre costruire armonia che è data dal compimento di ogni giustizia, verità, onestà e che trovi risonanze concrete nel quotidiano vivere con particolare riferimento:

  • alla maturità del singolo individuo in tutti i suoi diritti e doveri;
  • al progresso civile, economico, culturale e sociale;
  • al benessere fisico e psichico della intera società umana;
  • al compimento di ogni forma di giustizia sociale;
  • al potenziamento di una saggia e di autentica solidarietà tra individui e società.

Per dare “corpo” a tutto il programma di Vivere In occorrono le persone più che i mezzi. La rinascita è sempre opera di uomini. Nel computo delle persone non interessa che ci sia “la folla”.
Nella produttività della grazia non interessa l’opera di uno o centomila. Interessa, che ognuno accolga il mandato di Gesù: andare a lavorare nella sua vigna. È necessario immedesimarsi in tutto il piano di Dio, finalizzato all’animazione e alla promozione umana.

Gli aderenti e gli amici del Movimento Vivere In devono recepire la dimensione di piena corresponsabilità; nel vivere e nell’agire.

Vivere In non è un partito politico ma ha un preciso intento politico.

Vivere In non è una associazione laudativa o commemorativa di fatti, uomini, eventi.

Vivere In è una fede, un ideale, una speranza, un’attesa.

Vivere In deve diventare un modo di essere e di vivere, una concezione di vita, una scuola, una proposta per ogni uomo sulla scia del messaggio evangelico.

È necessario che Vivere In diventi movimento di base umana costituito da laici (uomini della città) che, assumendo la piena, personale responsabilità si costituiscano attori, testimoni, apostoli nella società. Per questo il programma del Movimento coincide con una scelta opzionale, preferenziale, prioritaria verso ogni campo: etico, culturale, politico, religioso, filosofico.

Signore Gesù,
immagine vivente del Dio vivente,
vieni in me, a casa tua
perché io sono
e voglio essere sempre
tua immagine vivente, a Te configurato.

Prendi la mia intelligenza,
le mie mani, i miei occhi, la mia volontà.
Prendi il tutto di me,
affinché io sia
tuo corpo, tua carne, tua dimora, tuo tempio,
in mezzo al mondo fra tutti i fratelli.

Ti sento in me,
Signore Gesù, mio Dio e mio Tutto:
che io ti conosca, che io ti ami
che io sia con Te una sola cosa
consumato nell’unità col Padre e lo Spirito Santo
nel seno della tutta santa tua Vergine Madre, Maria.

La vita dello Spirito non può essere immiserita in uno schema di pensiero o in una sequenza di formule.

Il Movimento di Spiritualità “Vivere In” non propone “regole” o “voti” da rispettare: ma ricorda, al compimento di ogni voto, il rinnovarsi infinito di una realtà, che straripa al di là di ogni parola detta e d’ogni fatto compiuto.
Non è, inoltre un programma di attività particolari: ma chiarisce una condizione, da porre a fondamento di qualsiasi programma, liberamente scelto ovvero imposto dalle necessità della storia.

Non è neppure una scuola misterica, che amministri il privilegio di un eccezionale patrimonio di dottrina: non presuppone una confessione religiosa.

Il Movimento Vivere In vuole essere, soprattutto, testimonianza di Verità, e definisce il suo atteggiamento come sviluppo di un principio di scienza che può, nella miseria del formula definita, riassumersi nei termini: Verità è Testimonianza.

Questa formula, inadeguata ed oscura come tutte le formule che, imbalsamate nello stato provvisorio di pensiero e di parola, non sono ancora verificate e rese vive nella esperienza di un “personale modo di essere”, racchiude un segreto esoterico: qualcosa che si può scoprire, costruire, provare e vivere e anche tradurre in parole o in bit: ma che appena consegnato alla parola o a qualunque altro mezzo di comunicazione, la distrugge, me la fiamma distrugge il suo alimento e si ricostruisce, al di là dei termini, come diverso ulteriore segreto.

Il Movimento Vivere In propone un travaglio di iniziazione, che impegna l’esistenza a presentare se stessa come processo di sviluppo della verità, e cioè come successione e interdipendenza di tre condizioni, che qui si descrivono come articolazioni interne della precedente formula.

  1. Prima condizione è un atteggiamento di cultura, che accetta il sapere come premessa indispensabile della verità: e tanto più lo apprezza in quanto presuppone che le sue cognizioni, sempre imperfette ed insufficienti, siano appena strumento da riparare e riattivare e riadeguare senza posa: non sono verità, ma tali diventano soltanto se inserite, come mezzi, ritmo e fasi transitorie di quell’azione volontaria dello spirito che le obbliga a cercare sviluppo utilità e verifica.
  2. Seconda condizione è appunto l’attuarsi di un processo: questo impegno della volontà che, imponendosi di assumere la tutela del pensiero, trasforma il procedimento mentale in procedimento morale. Il pensare non è allora generica curiosità, ma necessità quotidiana, questione di vita o di morte, come il pane e l’acqua. Affiancato alle altre azioni le coordina tutte e da tutte esige un contributo sussidiario, al di là dei normali effetti economici. Allora quella certezza che non si ritrova mai a priori entro le cognizioni, si rivela al termine dell’azione, come un significato nuovo coincidente con un “fatto personale” dell’esistenza.
  3. Ma è terza condizione che questa concreta verifica personale non si intenda come un qualsiasi successo pratico o un casuale incontro di circostanze probanti. Si tratta di quel particolare successo e di quella particolare esperienza che coincidono col rinnovarsi della persona, il suo espandersi e trasfigurarsi nella vita dello Spirito.

Come le cognizioni non vengono dai libri, ma dall’aver imparato a leggere, così verità è la connotazione o significato che le cognizioni, già note o comunque apprese, acquistano dentro di noi, al termine di questo processo vitale, nel momento in cui l’azione, realizzandosi nella effettiva rigenerazione della persona, le conferisce nuovi poteri e c capacità di intendere. La verità è compiegata in questo processo di conquista e ne risulta effetto, quando la nostra volontà di ricerca si è dispiegata come definitiva ed assoluta modificazione della persona, il suo espandersi e trasfigurarsi nella vita dello Spirito che diviene progressiva configurazione al Figlio di Dio secondo il progetto del Padre per ognuno di noi.

Non la si può ritrovare, quindi, nella scoperta accidentale d’una ignota plaga dell’essere, anche se questa scoperta può offrire nuovi materiali e preziose occasioni per avvicinarsi alla verità, Né si tratta di ritrovati meccanici che mettano in opera una teoria e così ne dimostrino l’esistenza.

Non è infine qualcosa da spiegare e racchiudere nelle parole, se non come segno tardivo di una condizione già verificata e vissuta ed ormai fatta cosa concreta che, senza di essa, non avrebbe più senso vivere. Non si tratta, dunque, d’una cognizione, ma della diretta esperienza di un particolare modo di essere: il modo di essere di chi non si adagia nel fatto di esistere, ma continuamente si rinnova per ritrovarsi nella coralità dello Spirito.

Ma queste formule che qui sono scritte, ancora e sempre sono parole, delle quali può essere decifrabile il senso logico, non la verità che non vi è compiuta. Compiuta essa diventa quando chi legge se la ritrova dentro, come personale scoperta, nel modo che s’è detto. Sicché il senso ultimo di queste parole è da ritrovare e sarebbe sempre da trovare, se anche sviluppassimo il discorso in una sequenza infinita di discorsi. E sebbene, dunque, tutto nel Movimento si svolga alla luce del sole, nomi discorsi e persino i pensieri, esso ha un segreto che è sempre da scoprire, e che ciascuno scoprirà per sé, se vorrà farsene degno. Perciò è necessaria l’attività come complemento ed è necessaria l’azione di tutti; e ciò che l’uno può fare non può farlo l’altro, dovendo ciascuno principalmente fare se stesso, Ché nessuno può vivere mai la vita degli altri: ma vivendo la propria, quando vivere è Vivere In…, la mette a disposizione di quell’Unico che è unico per tutti; e pertanto la mette anche a disposizione di tutti, proprio per averla voluta diversa e voluta per se stesso.

All’individuo che vive la vita dello Spirito si può pensare come al suono che si è fatto nota di una melodia: prosecuzione ed espansione dell’individualità in una realtà corale, che è diversa e più grande dell’uomo, come realtà a sé, ma è anche nell’individuo come sua ragion d’essere e motivo di azione, in un mistero di partecipazione che compenetra la parte e il tutto nella solidarietà d’una immensa opera comune.

In questa partecipazione l’uomo diventa società, in un senso più profondo e concreto delle esteriorità filantropiche e della funzioni comunitarie che nascono dagli appetiti insoddisfatti di coloro che hanno coscienza d’essere tra gli ultimi alla deriva, ma non vogliono farsi migliori, anzi corrompere i migliori per sentirli alla pari, Non si tratta dunque di menzogna egalitaria o d’esteriore zelo d’elemosina, non ipocrisia d’affettazioni solidaristiche, abbracciamenti, connivenza, complicità, permissività; né mai tentativi di mutare gli altri: sì invece rinnovamento interiore, che non può essere se non è opera che ciascuno non compia in sé e per sé (che poi diviene anche un per sé = attraverso sé per gli altri). Verità come testimonianza è questa personale opera di ricostruzione all’interno di sé.

In questa opera tre obiettivi specifici sono da perseguire, come sfaccettature dell’unico concetto di trascendenza nei tre aspetti analitici del pensiero, del volere e dell’essere.

  1. Il primo obiettivo, quello del pensiero, è la lotta centro le ideologie e lo scientismo astratto e tutte le proposizioni che negano la verità o non la intendono o la degradano ad una meccanica d’opinioni ed interessi transitori.
  2. Il secondo, quello del volere e dell’azione concreta, è la lotta contro le fazioni e le politiche particolaristiche ovvero fondate sulle ragioni economiche e sulle ambizioni materialistiche, dalle quali appunto nascono le divisioni.
  3. Il terzo, quello dell’essere, è la lotta contro le motivazioni inferiori dell’esistenza: un esercizio di vita contro l’inerzia, l’indifferenza, il conformismo, lo scoramento,

Le tre motivazioni, svolte in concreto nelle forme complementari dell’insegnamento, della presenza politica e del comportamento morale, propongono un unico piano di lotta che non deve essere inteso in senso polemico o negativo, e cioè come impegno esclusivo di contrastare il passo all’ignoranza e all’impostura; anzi è soprattutto da intendere nel senso positivo, come impegno di diffondere una parola nuova ed esercitare un’azione nuova, ricavata, senza esitazione e senza compromessi, senza ricerche d’utili personali, con chiarezza di principi, con fermezza di procedimenti, da un personale modo di essere, dalla volontà di ricostruire dentro di noi ciò che la crisi contemporanea ha distrutto fuori di noi.

Giuseppe Logroscino

Vivere In si propone come Movimento di ispirazione contemplativa e promuove un particolare tipo di contemplazione nel mondo. Ritiene che la spiritualità contemplativa è quella che maggiormente si addice al laico al quale spetta il compito di portare la “contemplazione” in “piazza” e lungo le strade del mondo.

I laici sono chiamati a vivere una spiritualità di slancio, di donazione, di generosità estrema, sospinti dalla caritas, che è la dinamica dello Spirito Santo.

La vera spiritualità di un laico deve essere quella già professata da Gesù, il Figlio di Dio fattosi uomo, “vero uomo in mezzo agli uomini”. Egli preferì vestire i panni del “figlio dell’uomo”. Si fece maestro di un’etica che non si esauriva nel tempio e nelle prescrizioni rituali ma che raggiungeva i cuori degli uomini. Non dava risalto alle prescrizioni rituali ma sottolineava la necessità della rinascita seguendo le leggi dello Spirito e assumendo l’impegno di porsi al servizio della Verità.

La mancanza di autentica riflessione laicale in merito alla spiritualità ha anche favorito una spiritualità vaga e generica. Un laico non può demandare al religioso il suo dovere di scoprire, approfondire, sviluppare la portata, il valore e le applicazioni pratiche della propria spiritualità.

Vivere In interpreta la spiritualità laicale come capacità di incarnarsi nel proprio ambiente, nella propria identità, nel proprio ministero, sospinto dalla forza divina che vuole ogni uomo conforme al Figlio di Dio.
La spiritualità proposta è una spiritualità di vita, di azione, di presenza, di animazione e promozione, o più esattamente, di incarnazione.

Dalla volontà di Gesù si ricavano le linee dell’autentica spiritualità laicale:

  1. “Non chiedo che Tu li tolga dal mondo” (Gv 17, 15): non estraneità, disinteresse, isolamento.
  2. “Andate per tutto il mondo ad annunziare il Vangelo” (cfr. Gv 17, 18); “ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi” (cfr. Mt 10, 16): immissione in ogni campo del vivere anche nei campi più rischiosi e difficili.
  3. “Da questo sapranno che siete miei discepoli se avrete amore gli uni per gli altri” (cfr. Gv 13, 35): una autentica spiritualità deve diventare concreta, viva ed attuale.
  4. “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt 5, 16), in una proiezione che si esprime e si concretizza in dimensione di socialità luminosa.

La spiritualità laicale comprende particolari risvolti operativi:

  1. una presenza continua nel mondo, come incarnati in esso;
  2. un compito di annunziatori della “buona novella”, che è novità di vita, pensiero e azione;
  3. un atteggiamento di fedeltà estrema al Vangelo, in opposizione alla mentalità del mondo che spesso si fa atea, agnostica e materialista;
    d. una chiara testimonianza di opere attuate nelle relazioni interpersonali scandite e regolate dalla legge dell’altruismo e del servizio.

Per poter annunziare questo nuovo messaggio, in un proclama combinato di vita-parole-opere, è urgente che ci siano degli uomini decisi a:

leggere i segni dei tempi come espressione e rivelazione dell’amore di Dio e della immensa bontà a lui collegate e da lui diffuse in tutto l’universo;

mettersi in posizione di avanguardia (che può essere forza d’urto, segno di contraddizione, animazione di progresso) per accelerare il corso “cristico” della storia;

farsi voce e tempio in una società perennemente rinnovante si e sempre tristemente delusa dal limite del mero orizzonte umano.

Non si può fingere di ignorare o di non sentire il gemito della creazione, l’urlo di dolore di tutti i fratelli che attendono la piena liberazione. Coloro che aderiscono a Vivere In, nel momento in cui le nozioni di tempo e di spazio sono superate, devono cercare di accelerare i tempi per imprimere:

  • una continua ansia di rinnovamento capace di coinvolgere uomini e istituzioni;
  • una urgente necessità di “cointeressamento” e di “responsabilizzazione” di tutti gli uomini nella dinamica di una visione positiva della storia;
  • una maggiore alacrità di opere.

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CREDIAMO nella dignità dell’essere umano, di ogni individuo (embrione, bambino, adulto, vecchio) senza distinzione di razza, ceto sociale ed economico, condizione fisica e culturale.

CREDIAMO nel diritto di ogni essere umano alla vita sin dal concepimento. Violenza inaccettabile diventa ogni ostacolo al suo sviluppo.

CONTRASTIAMO la cultura della morte in tutte le sue manifestazioni
e in tutte le fasi: dalla procreazione sino alla fine naturale dell’esistenza.

CREDIAMO nel diritto di ogni essere umano ad una esistenza dignitosa, fondata sul lavoro come impegno costruttivo del bene comune e come strumento insostituibile per le esigenze primarie.
Particolare attenzione va riservata a tutte le forme di povertà vecchie e nuove, materiali e morali.

CREDIAMO nella FAMIGLIA fondata sul matrimonio tra uomo e donna, aperta alla generazione di figli, unica ed insostituibile cellula fondamentale della società. Lo Stato deve promuovere una cultura dei diritto della famiglia, che l’aiuti a sviluppare i propri compiti e a creare fiducia sociale,
anche mediante un sistema fiscale più amico ed equo. Non vanno sostenuti modelli di famiglia che promuovano una visione dell’uomo fondata sull’individualismo e il soddisfacimento egoistico dei propri bisogni.

CREDIAMO nell’UMANITÀ come corpo unico, coeso e solidale, volto al benessere di ogni sua parte.

CREDIAMO NEL DIRITTO AL LAVORO
da sviluppare con maggiore creatività e flessibilità. Chiediamo attenzione e tutela per tutti i lavoratori indistintamente, tutti i soggetti che in qualsiasi modo e ruolo concorrono al bene comune. Al rispetto della persona e dei diritti contrattuali deve corrispondere una precisa osservanza dei doveri di laboriosità e onestà.

CHIEDIAMO CHE SIA GARANTITA L’UGUAGLIANZA
tra tutti i cittadini, a tutti i livelli della società, non solo davanti alla Legge. Si educhi, a partire dai più giovani, alla legalità. Sia ridotta la disuguaglianza tra i redditi. Si attui una più capillare lotta all’evasione fiscale. Siano garantite le pari opportunità a tutti i cittadini.

CHIEDIAMO CHE SIA TUTELATA LA LIBERTÀ
di pensiero, di parola, di educazione. Sia salvaguardata la privacy. Sia rispettata la dignità anche degli indagati o condannati evitando il linciaggio mediatico.

CHIEDIAMO CHE SI COSTRUISCA LA PACE SOCIALE
come stile di convivenza, come clima di relazioni, evitando ogni denigrazione, ogni polemica.
Si promuova l’alleanza educativa tra genitori ed insegnanti, nell’interesse dei giovani; l’alleanza terapeutica tra malato e medico. Sia favorito il volontariato, il terzo settore, la sussidiarietà, la partecipazione.

CHIEDIAMO ATTENZIONE ALLA CULTURA.
Bisogna investire nella cultura, nell’arte, nella scuola, nella ricerca, non solo con risorse  economiche, ma soprattutto con proposte di ideali, di impegno, di creatività. L’economia sia a servizio dell’uomo. L’uomo non sia schiavo del profitto e del denaro.

CHIEDIAMO che la POLITICA, nella sua più nobile e autentica essenza, si adoperi per dare concretezza a ciò in cui crediamo, tornando ad avere una visione unitaria dell’uomo e dei suoi
autentici bisogni.

CHIEDIAMO che la politica, abbandonando sterili visioni di parte ed aspre contrapposizioni, serva la Città degli uomini, abbracciando dinamiche temporali ampie e aperte al futuro, praticando la giustizia e ricercando la bontà in ogni sua azione e programma.

CHIEDIAMO che la politica torni ad essere illuminata solo dalla verità integrale sull’uomo, ricercata con umiltà e senza pregiudizi.

CHIEDIAMO che la politica promuova l’esemplarità dei vissuti pubblici e privati, animata e sostenuta dalla necessaria tensione educativa e morale soprattutto nei confronti delle generazioni
più giovani.

CHIEDIAMO che la politica non soffochi l’esigenza di spiritualità e di religiosità dell’uomo, intese come consapevolezza del proprio limite e necessità di relazione e dialogo con gli altri e con l’Assoluto. La laicità non diventi il culto dell’ateismo e del relativismo.